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lunedì 15 agosto 2016

Nestore Del Boccio

Il  simpatico volto di
Nestore Del Boccio
Il Blek di Nestore Del Boccio
Qui di seguito delle straordinarie illustrazioni di Blek, realizzate da Nestore Del Boccio e da lui inviatemi:
a cura di 

di
 

DEL BOCCIO: UNA VITA TRA FUMETTO E PITTURA,

L’AQUILA - Fumettista, pittore, artista.

Una chiacchierata con Nestore Del Boccio è come guardar scorrere un fiume carico di arte ed esperienze, conoscenze e viaggi . Un fiume che arresta la sua corsa quando si passa alla descrizione delle sue opere: lì il fare è più calmo, la descrizione più attenta ai dettagli.
Nestore Del Boccio è nato a Raiano, il comune dell’Aquilano che sorge nella valle Peligna, ma la sua vita è divisa tra Roma, Milano e addirittura Francia, dove da molti anni trascorre la maggior parte del suo tempo. Una passione innata quella per il disegno, incanalato in molteplici generi: dal fumetto alle vignette, fino alla pittura. Collaborazioni importanti, come l’Intrepido e Comic art, ma anche le vignette di satira sul quotidiano Il Centro negli anni ’80, poco dopo la sua nascita. Tanti numeri sexy ed erotici per l'Ediperiodici di Milano,E.P.P. Edifumetto,Tattilo di Roma, e serie come Corna vissute, Luci Rosse, Carne bollente e Top Story.
Tanti generi, dall’horror, al western, e numerosi personaggi creati dalla sua matita, come Tony Cif, Alleluja, Slim Panzana.
Pittura e fumetto. Come si integrano e si completano queste due forme di espressione?
La pittura ha rappresentato e rappresenta l'impegno tout-court, ovvero il linguaggio che mi permette di esprimere concetti di tipo sociale, umano e culturale.
Nel fumetto ho avuto modo di esprimere, invece,l'avventura, la fantasia: mi faceva e mi fa sentire molto più vicino al linguaggio del cinema.
Ha avuto modo di conoscere anche fumettisti celebri nel corso della sua lunga carriera?
Nel 1984 ho incontrato Andrea Pazienza al festival di Lucca, abbiamo trascorso un’intera nottata a parlare di fumetti e non solo. Ho anche avuto modo di incontrare uno tra i più grandi fumettisti, Hugo Pratt.
Ha mai preso ispirazione da loro per i suoi fumetti?
Con Pazienza siamo distanti anni luce, il mio stile è anche un po’ onirico, si basa su una struttura realistica. Ho sempre creato qualcosa di innovativo, basti pensare a ciò che ho disegnato per l’Intrepido più di 20 anni fa…
C’è un fumetto che reputa il più bello?
Difficile scegliere… Forse potrei dire l’omaggio fatto su Comic Art a Frank Zappa.
Cosa riesce a esprimere con la pittura che non riesce invece con il fumetto?
Riesco a concretizzare concetti e tematiche di impegno sociale.
Con la serie della "razionalità mostruosa" ( così chiamai il ciclo pittorico cominciato negli anni '70 ) che mi fu ispirata con l'inizio di un consumismo selvaggio, cominciai a denunciare l'imminente distruzione di valori e realtà che andavano dalla devastazione dell'ambiente alla mercificazione dell'uomo, rilegandolo sempre di più in una dimensione di solitudine che, in seguito, lo porterà culturalmente verso valori effimeri. Questa deriva mi porterà alla fine degli anni '80 e primi anni '90 a un nuovo impegno pittorico che ho chiamato “Materialismo siliconato”. Del resto, questa trasformazione della società ha portato alla decadenza della politica, del sociale, della cultura, di cui oggi ne stiamo pagando le conseguenze.
NESTORE DEL BOCCIO realizza AUTUNNO  (Thionville,1996) - da facebook
 
Da molti anni si è trasferito in Francia e torna in Italia solo per brevi periodi. Quanto spazio viene dato alla cultura lì?
Sono andato spinto dalla curiosità di scoprire la nazione dove era stato mio nonno. Dipingo in continuazione e ho collaborazioni anche in Francia, un paese ricco di energia. Il loro nazionalismo li porta a sostenere e incentivare ogni iniziativa. Questa energia manca in Italia, soprattutto in Abruzzo, dove le potenzialità restano purtroppo inespresse.
Quali sono le mostre pittoriche più importanti da lei realizzate?
Fra le tante, posso citare quella fatta a Bologna per la serie della "Razionalità mostruosa". Per la serie del "Materialismo siliconato" la più importante è stata in Lussemburgo nel 2001 nell'ambito della manifestazione della cultura europea tenutasi in quell'anno proprio in Lussemburgo; fui presentato dall'allora commissaria alla cultura Viviane Reding. La presentazione scritta mi fu fatta dalla poetessa Maria Luisa Spaziani, allora segretaria del premio Strega ed ex compagna del premio Nobel Eugenio Montale.
A tal proposito, fu invitato in qualità di artista italiano quando Lussemburgo è stata capitale europea della cultura. Che tipo di occasione potrebbe essere per L’Aquila se dovesse diventarlo nel 2019?
Sarebbe importantissimo per il rilancio della città. Il problema rimane sempre lo stesso: come verrà gestito? Il rischio è che si trasformi nella solita parata, come è stato il G8 nel 2009.
su un ricordo di
 Eugenio Benni
il 17 maggio del 2013, in risposta a una mia domanda a Nestore
 

Sì, ho lavorato con Benni ( tutti e due dello stesso paese) e non solo io. Ci fu Corsi, ed in seguito Gentile nella realizzazione di Alan Mistero di cui inchiostrava i contorni delle figure e gli ambientini.

Per cartoonist, e per altre ragioni comprensibili, non posso esimermi da un approfondimento.

Benni aveva un grande talento nella rappresentazione della figurazione popolare da renderla favolistica con la sensibilità di un fiammingo; e un taglio comico-grottesco permeato di ironia e disincanto con sfumature felliniane. Amavamo talmente il cineasta che per andare a vedere Giulietta degli spiriti, appena uscito nelle sale, partimmo con il treno per Sulmona con la consapevolezza di fare ritorno a piedi percorrendo 18 km data l'ora tarda per l'assenza di trasporto pubblico.
Nell'amore per il dettaglio e la descrizione, in Benni, c'era l'assimilazione derivata dagli studi sul disegno analitico di Leonardo, oltre all'influenza dell'illustrazione Fosteriana. Ma, in ciò che connotava l'artista e l'uomo tout court, c'era, nella ricerca dell'oggetto che si fa quotidiano, una fattualità quale sovrastruttura dinamica, frutto di una sfiducia "filosofica", che lo portava alla contrapposizione dell'archetipo identitario: retaggio di una visione pirandelliana dell"umanità; nonché l'influenza di Jean-Paul Sartre, di cui si leggeva "l'essere e il nulla"; assorbendo, quindi, una concezione fortemente laica dell'opinabilità del vero e falso, della materia e dell'esistente. Fino agli anni '61-62-63, fece uso anche della tecnica ad olio, ma la partecipazione ad una mostra estemporanea a Pratola ove realizzò un quadro con la scena di una processione religiosa (chissà che fine abbia fatto) ove le considerazioni dei premianti vertettero su espressioni astratte, più artificiose che di contenuto, in contrasto con la sua percezione figurativa della realtà, lo delusero tanto che non partecipò per tanti anni ad una mostra; e non usò più l'olio per molto. Si buttò definitivamente sul fumetto. Concludo con un altro aneddoto. Nel '62-63, portai all'istituto d'arte un sua illustrazione su cartoncino sul football americano in cui era rappresentata una azzuffata di un'azione di gioco da consegnarla ad un rappresentante americano della Walt Disney, conoscente del prof di disegno Nino la Civita. Quando arrivai a scuola (frequentavo ancora l'ultimo anno: pomeriggio e sera collaboravo con Benni), non riuscivo a ritrovare il disegno. Stetti nell'angoscia di averlo perduto; ma lo recuperai dopo un bel pò: era finito in fondo al cappotto. Essendo arrotolato, aveva sfondato la fodera: probabilmente allargando qualche buchetto già esistente. Dopo diversi giorni arrivò la risposta che se Benni voleva lavorare, doveva andare negli Stati Uniti. Ovviamente "Tonino" preferì restare con la nonna materna che non poteva lasciare sola e che era tutto per lui.

Se riesco a trovare del tempo, narrerò come si è formato lo stile cosiddetto "Del Principe" ma che sarebbe più corretto dire "Benni".
Altra risposta a mie domande. il 25 maggio del 2013
Cari amici, sono appena rientrato. Qui in Francia il tempo non è molto clemente. Ho letto quanto avete scritto. Adesso sono stanco e debbo ancora cenare. E siccome questa mattina ho ascoltato quanto detto in radio necessita sempre più un mio intervento perché vanno chiarite e precisate tante cose.
Zorro rappresenta l'evoluzione di Benni. Avendo avuto l'imput da Dal Principe di avere come riferimento Zorro di Alex Toth gli è stato utile per l'abbandono o comunque una limitazione della struttura comico-grottesca che per certi versi lo connotava. La mia partecipazione è stata minima. Ho collaborato molto nelle matite di Blek, Miki fino ad Angelica dove, oltre alle matite dal numero 31-32 in poi, inchiostrai anche un numero. Nelle inchiostrazioni precedenti facevo gli ambientini. Spero entro domani sera di raccontare un po' tutto per informare quanti ne siano interessati.

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