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venerdì 28 ottobre 2016

Maigret e Il caso del satiro sorridente.


Maigret e
Il caso del satiro sorridente.
Di Marco Pugacioff

Lo scappellotto arrivò pesante e sonoro, rimbombando nei due uffici comunicanti del QUAI DES ORFRES, strappando un sogghigno da sotto i baffi a Lucas, mentre stendeva un rapporto alla macchina da scrivere.
 - Ma è mai possibile che non trovi la maniera di curarti questo tuo raffreddore cronico? - sbottò Maigret all'indirizzo del nipote della sua dolce metà.
La telefonata arrivò giusto in tempo per salvare il ragazzo dall'ennesima ramanzina del commissario. Maigret afferrò quasi furente la cornetta, sperando in cuor suo che fosse la moglie e così sfogarsi con lei della salute cagionevole del nipote invece rispose una voce di donna, ma molto fioca come venisse dall'oltretomba.
  - Il commissario Maigret?
  - Si! chi parla?
  - Il mio nome ora, non ha importanza, ciò che importa invece è che Leroc è morto! La fermi commissario, o la vendetta di Kalì colpirà ancora!
  - Ma di che parla, si spieghi, pronto, PRONTO!
La comunicazione era ormai interrotta, Maigret chiamò Leopolde mentre la sua pipa sbuffava veloce.
  - Pronto Leopolde? rintracciatemi immediatamente la chiamata che mi è stata appena passata!
Il centralinista restò un attimo silenzioso, poi...
  - Ma commissario lei non ha ricevuto nessuna telefonata da almeno due ore!
  
   Leroc era un vero esperto dell'India, dove aveva passato molti anni, e la sua villa era poco fuori Parigi, e per uno scrupolo strano il commissario ci andò accompagnato da Lucas. Per fortuna ad avvertire la signora Maigret che sarebbe tardato per cena ci pensò il nipote.
Ciò che Maigret non poteva pensare era che avrebbe fatto centro. Trovarono il cadavere ancora caldo nello studio della villa chiamata del Satiro Sorridente, per ciò che rimaneva di una fontana pubblica davanti l'ingresso. Mentre Lucas chiamava per telefono i colleghi della scientifica, Maigret parlava con il cameriere indiano di Leroc.
  - È incredibile, come facevate a sapere che era morto, io stesso l'ho trovato poco prima del vostro arrivo! - disse l'orientale.
   - Eravamo venuti per rivolgere delle domande al signor Leroc, dica da quanto tempo era al suo servizio?
  - Da circa dieci anni, commissario! -  Maigret che aveva svuotato la prima pipa nel giardino, accendeva ora la seconda che portava sempre di riserva..
  - Era un  buon padrone?
  - Parlandone da morto come da vivo, non era male. Ma aveva il vizio di parlar male di molte usanze del mio paese!
  - Per esempio? - Maigret aveva l'abitudine di toccare i vari oggetti che trovava nelle stanze in cui entrava, una piccola mania che ora combinava col fatto di voltare volutamente le spalle all'orientale.
  - Come per esempio, quella di denigrare la Gran Madre Nera, la Dea Kalì – Maigret vedeva tutto riflesso sui vetri della finestra, in un attimo aveva afferrato la rivoltella nella sua tasca destra e sparato all’orientale che stava per accoltellarlo alle spalle. Lo ferì alla spalla destra e quello, seppur ferito, tentò di aggredirlo ma l’ultima cosa che vide fu un pugno che correva a gran velocità verso il suo viso. 

   Quando Lucas entrò armato nello studio trovò il suo capo che si massaggiava la sua mano sinistra.

   Maigret passeggiava verso l'ingresso della villa aspettando Lucas. Il cadavere del vero maggiordomo intanto era stato trovato strangolato in una cassapanca.
Improvvisamente quasi sbucando dalla oscurità si avvicinò a lui una ragazza con un fazzoletto rosa avvolto intorno al collo.
Maigret provò paura perché in cuor suo aveva già intuito la tragica ve­rità, non udiva battere i tacchi e non ebbe il coraggio di abbassare gli occhi sulle sue gambe, i racconti delle strane apparizione che da giovane sentiva a Saint-Fiacre tornavano alla sua mente…
  - Lei...lei è la figlia di Leroc, vero?
  -  Sì!
 - Io sapevo che era scomparsa in India una settimana fa, o sbaglio?
 - Non si sbaglia, commissario! - detto questo si tolse il fazzoletto dal collo. Nascondeva una profonda striscia nera.
Maigret sudava freddo.
  - Grazie signor commissario, grazie per aver arrestato quell’assassino, e … ADDIO !
Dette queste parole la figura divenne evanescente e sparì in una nuvola di fumo, aveva lasciato solo il fazzoletto rosa a terra come unica traccia della sua comparsa.
Dietro di sé Maigret aveva visto il satiro sorridente, ma era sicuro in cuor suo che in realtà stesse ghignando.
Fine.

Dedicato all’opera di Georges Simenon
e all’arte recitativa di Gino Cervi




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