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lunedì 24 aprile 2017

Enrique de Villena: il Marchese Negromante




Enrique de Villena: il Marchese Negromante


carta autografa

    Grande scrittore e umanista spagnolo, Enrique de Villena era figlio di Pedro de Aragón, condestable[1] de Castilla y II marqués de Villena, e di Juana de Castilla, figlia illegittima di Enrique II de Castilla e Elvira Íñiguez[2]. Naque nel 1384 a Torralba[3] un municipio della provincia de Cuenca, nella Comunidad Autónoma de Castilla-La Mancha. Fu nipote illegittimo di Enrico II di Castiglia e discendente della casa reale d'Aragona. Suo nonno venne deposto del titolo di marchese di Villena, quindi non lo poté ereditare.


Rappresentazione della battaglia nell'opera Recueil des croniques d’Engleterre, di Jehan de Waurin

  Rimase orfano in tenera età quando il padre morì nella battaglia contro i Portoghesi di Aljubarrota (14 agosto 1385). Allevato dal nonno, visse la sua infanzia alla corte di Enrico II e in seguito in quella di Enrico III. Era un uomo di vaste conoscenze e di profonda erudizione. Anche se molti lo ricordando come marchese, in realtà Enrique de Villena fu solo uno dei tanti membri della nobiltà che vissero in Castiglia, senza titolo alcuno[4]. La sua parentela con i re di Castilla y de Aragón lo aiutò a sposarsi con María de Albornoz, señora de numerose città.  
   Ma il matrimonio non durò a lungo, per la passione ardente del re Enrico III verso le donne altrui e in particolare per la moglie dello scrittore. Il sovrano trovò la maniera legale per spezzare questa unione e fece Enrique de Villena maestro dell’Orden de Calatrava[5]. Il matrimonio fu annullato dopo che lo scrittore fu dichiarato impotente, ma nonostante questa affermazione, Enrique ebbe molte relazioni con varie nobildonne tanto che poté riconoscere come sua figlia Isabel de Villena. 



Il dolce volto di Sor Isabel de Villena. Elionor Manuel de Villena, nata in Valencia (1430-1490). Scrittrice e religiosa, considerata una delle più importanti della letteratura valenciana. Di tutte le sue opere si è conservata solo la Vita Christi (Vida de Cristo) del 1497. Poco si sa delle sue altre opere, sembra che scrisse diversi trattati e un'opera mistica, el Speculum Animae (Espejo del Alma - Lo specchio dell'anima), del quale si ebbe l'ultima notizia nel 1761, ma oggi totalmente perduta. http://www.famososvalencianos.com/sor-isabel-de-villena/
 


 Tra le sue opere vanno ricordate: Los doce trabajos de Hércules [Le dolci fatiche di Ercole] del 1417, scritta in catalano, allegoria moralizzante cristiano-pagana, che in seguito egli stesso tradusse in castigliano, e il Tratado de la lepra [Trattato sulla lebbra]. 


La sua opera più famosa fu el Arte Cisoria del 1423, un manuale di etichetta di Corte, oltre che un interessante libro di cucina, che relaziona il pasto con la salute del corpo.
Scrisse molte altre opere tra cui Ángel Raziel, un manuale di astrologia divorato dalle fiamme della censura della Chiesa cattolica. 


Opere di Enrique de Villena (da un Codice del secolo XVIII)

Non solo, grazie al fatto che conosceva molte lingue poté tradurre alcune opere classiche in lingua castigliana come la Divina commedia di Dante e l’Eneide di Virgilio nel 1427, oltreché la Retorica di Cicerone.
   La sua figura, a causa del suo desiderio di conoscere e sapere, rimane tutt’oggi avvolta dall’alone della magia e della negromanzia, tanto da avere incollata il sopranome di Negromante [El nigromante]. 


l'ingresso della grotta oggi da http://es.wikipedia.org/wiki/Cueva_de_Salamanca
E qui dobbiamo tornare alla famigerata grotta di Salamanca il cui accesso, era sotto la chiesa di San Cebrián ( in seguito demolita per far posto al palazzo del Mayorazgo[6] de Albandea ), ma agli albori del XV secolo fu serrato con malta e pietre (caementis saxisque)[7] a causa degli oscuri racconti che esistevano su di essa e che erano arrivati alle orecchie di Isabella la Cattolica. Una leggenda di quel periodo dice che la grotta era abitata da Ercole e dove cui impartiva una serie di riti ancestrali[8].  


   Ma alcune opere della stessa epoca rimpiazzarono la figura di Ercole con quella del demonio Asmodeo, che si convertì da allora nell’insegnante di questa bizzarra accademia di pietra. 


La voce sinistra di questa grotta si diffuse in breve tempo e la spelonca si convertì in luogo di riunioni di streghe e di negromanti che cercavano di conquistarsi i favori del demone. La voce arrivò perfino nelle terre americane di lingua spagnola dove il nome “Salamanca” si associò a tematiche tenebrose e oscure. Secondo la tradizione il demonio impartiva di notte le sue lezioni a sette alunni, lezioni che duravano sette anni e che avevano un prezzo assai salato: alla fine del corso vi era un sorteggio e uno dei sette alunni diventava lo schiavo eterno di Asmodeo! 


E le vecchie cronache assicurano che fu proprio Enrique – dopo sette anni di studi serrati – a vedere il proprio nome scritto sul foglio estratto dal demonio. Ma Enrique, dopo pochi giorni di cattività, riuscì a sfuggire dagli artigli del demonio che aveva lasciata aperta la porta della grotta. Purtroppo Asmodeo ebbe il tempo sufficiente per catturare l’anima del marchese e la serrò nella caverna. Enrique rimase così marchiato dal segno del male fino al resto dei suoi giorni.  
   E proprio della fine dei suoi giorni ora tratteremo. Di una pratica da lui eseguita che s’accosta come narrazione alla morte di Virgilio mago e stregone e a quella di Raimondo di Sangro, principe di San Severo di Napoli.


Una suggestiva via di Toledo

Secondo scrittori della sua epoca, Enrique visse i suoi ultimi anni nel quartiere ebraico o ghetto [judería] di Toledo in un casermone.
A quel punto era già diventato un rinomato esperto di occultismo e presumibilmente era riuscito a creare un elisir alchemico capace di ridare vita ai morti in un processo di trasmutazione dei resti fisici in un sinistro mostro embrionale noto come il Golem.
Per testare la sua efficacia, Villena offrì una grossa somma di denaro al suo servo più fidato perché dopo la sua morte frammentasse il corpo del marchese e poi infilarne i pezzi in un enorme contenitore di cristallo riempito con il liquido prodigioso.
Per tutto il periodo in cui sarebbe durata la “resurrezione”, il servo avrebbe dovuto nascondere a tutti che il suo padrone era morto. Il giorno fatale arrivò nel dicembre del 1434, quando Enrique rimase vittima di quelle terribili febbri che lo facevano urlare come se fosse torturato.


El Greco 1570 - El entierro de Cristo ( particolare )

Il servo mantenne la sua parola, ridusse in pezzi più piccoli di un oncia il corpo di Enrique, introdusse i pezzi nel recipiente di vetro che poi sotterrò ben profondo in una grande massa di sterco di cavallo[9]. E poi si mascherò per impersonare il suo padrone, cosa che avrebbe dovuto fare per nove lunghi mesi. In quel periodo avrebbe dovuto impedire l’accesso al palazzo a qualsiasi visitatore e fare le abituali quotidiane passeggiate di Enrique.
In una di queste occasioni, poche settimane dopo, in cui andò a sentire Messa, come spesso faceva Enrique incrociò per strada il vicario e lo salutò senza rimuovere il cappuccio per evitare di essere scoperto.
Alcuni signori che passavano in quella via, si sentirono oltraggiati a tale mancanza di rispetto e costrinsero il falso Enrique a scoprire il volto alla luce. Il servo smascherato fu portato davanti all’Inquisizione, dove – sottoposto alla tortura – non ebbe altra scelta che confessare la verità, e i membri del Santo oficio si esortarono ad andare alla casa del defunto de Villena per verificare se la sinistra storia fosse vera.
Una volta nel sotterraneo, trovarono effettivamente il recipiente con i resti di Enrique de Villena, i quali si stavano unendo per dar passo a una formazione spaventosa: un essere amorfo che sembrava fluttuasse nel liquido. Tutti insieme i membri dell’Inquisizione – dietro ordine del loro capo – frantumarono il recipiente e distrussero quell’essere che si stava creando e Enrique de Villena, o ciò che restava di lui, morì per la seconda volta, prorompendo un grido così terribile che fu udito per tutta la via.
Dopo la sua fine spaventosamente definitiva, sopra al palazzo di Don Enrique, alcuni asserirono di aver visto un carro tirato da dragoni con code di fuoco, che trasportava l’anima del negromante nell’abisso più profondo dell’inferno.


   Il palazzo stesso terminò i suoi giorni verso il 1525, quando, secondo la tradizione, il suo ultimo proprietario lo mise a fuoco per non farvi alloggiare – durante il suo soggiorno a Toledo – il conestabile di Borbón, traditore del Re, fatto narrato nella leggenda “Un castellano leal”. Più tardi su questo luogo fu fabbricato un nuovo edificio dove il grande pittore el Greco, dipinse la maggior parte delle sue opere e che oggi è conosciuto come la “Casa del Greco”[10].
   Così nacque così la leggenda di Enrique de Villena, il marchese negromante.
Dopo la sua scomparsa – e questo avvenne in realtà – il re Giovanni II [Juan II] ordinò al vescovo [obispo] di Segovia di bruciare la sua biblioteca.


 

[1] Conestabile: (Dal latino comes stabŭli, in italiano conte della stalla). Vedi: http://buscon.rae.es/drae/srv/search?val=condestable personaggio il quale anticamente esercitava, in nome del re, il massimo potere sugli eserciti. Nel regno di Castiglia, la figura del condestable, fu creata dal re Giovanni I [Juan], titolo onorifico in Aragona, Navarra e Napoli. Vedi anche http://www.treccani.it/vocabolario/conestabile/
[3] Il sito http://www.mcnbiografias.com/app-bio/do/show?key=villena-enrique-de-aragon-marques-de indica come luogo di nascita un altro municipio più a sud, sempre in provincia di Cuenca: Iniesta. Vedi http://es.wikipedia.org/wiki/Iniesta di cui comunque lo scrittore ne fu señor.
[5] Titolo che poi perse nel 1444, dieci dopo la sua morte secondo il sito:  http://www.españaescultura.es/es/artistas_creadores/enrique_de_villena.html ma secondo http://es.wikipedia.org/wiki/Orden_de_Calatrava tenne il titolo dal 1404 al 1407.
[6] Il figlio maggiore di una famiglia nobile che ha il diritto nell’ereditare i beni di suo padre a condizione di trasferirlo al suo successore. Vedi la voce nel Diccionario Manual de la Lengua Española nel sito:  http://es.thefreedictionary.com/mayorazgo

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Marco Pugacioff
va agli


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