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lunedì 17 aprile 2017

Le leggende di San-Malò narrate a Blek da bambino.




Le leggende di San-Malò
narrate a
Blek da bambino.
 
    È il 27 novembre del 1749 che Blek apre i suoi occhi verdi come la foresta poi da lui tanto amata, nella casa di Marie e Dieudonné Le Roc in rue De Rohan, nella città di mare di San Malò ( Saint-Malo ), antica sede della Legione di Marte.


   Il suo vero nome è Yannick Le Roc e nella sua infanzia, Blek ascoltava «meravigliose storie di mari e di uomini coraggiosi…» dalla bocca del padre cartografo del Re, e da quel buon sognatore che era, passava ore a contemplare il mare e le navi in partenza dagli spalti delle mura che dominano il porto. Un porto inaccessibile da qualunque assalto, non per niente la sua città nativa era detta la “fortezza del mare”. E questo doveva accendere la fantasia del giovane maloinese.



Carta di San Malò, probabilmente del XVIII° secolo - da: http://fr.wikipedia.org/wiki/Saint-Malo
    Ma Blek ha di certo udito molte leggende e tradizione della Bretagna, dalle labbra di sua madre o di quelle della madre del suo caro amico Pirouet, che difese con tanto accanimento dagli infidi esattori delle tasse. Quale leggende e tradizioni potevano essere? La piccola casa dove abitava Pirouet dava sul mare, perciò una di queste leggende dovrebbe narrare l'origine dei due promontori secondari della baia di Saint-Malo. Origini, che come quelle delle numerose isole dei dintorni, si associano ai viaggi del mitico Gargantua[1], che le vomitò in due diverse occasioni: una, quella della punta detta di Saint-Cast, Gargantua la rigurgitò dopo aver sentito l’odore dei pesci marci (delle razze), che gli erano stati recati dal paese di Saint-Jacut, un villaggio in cui il pesce veniva messo ad essiccare davanti alle case; l’altra, quella della Décollé, dopo sentito l’odore dei pesci ormai puzzolenti portati da dei battelli (sempre di Saint-Jacut) che gli passarono tra le gambe, mentre attraversava il mare con l’acqua fin sulle ginocchia.


Il dente di Gargantua a Saint-Suliac. Secondo una leggenda questa roccia di quarzo bianco sui cinque metri d'altezza, sarebbe la tomba di un suo figlio che voleva divorare. Un anno dopo il fattaccio, Gargantua moriva sempre a Saint-Suliac , vicino a San Malò ( dove era del resto nato ) e veniva seppellito in quel luogo che divenne il Monte Garrot.

    Ma nei dintorni di San Malò si diceva che Gargantua distrusse anche delle foreste. Per costruire un vascello, il gigante utilizzò il suo enorme bastone per disboscare la foresta della baia di Fresnaye, e lo stesso fece presso la piccola penisola di Fréhel[2].


    Quante volte poi il giovane Yannick, non ancora chiamato Blek, uscendo dalla città per andare da Pirouet, sarà passato sotto la statua in marmo dipinto della Vergine della Porta Maggiore. Una statua che dei marinai avevano trovato galleggiante sul mare e che avevano poi condotta al loro paese, e collocata al di sopra dell’entrata maggiore di San Malò. Oggi è collocata all’interno della cattedrale di San Vincenzo di Saragozza[3].


   Sempre secondo la tradizione popolare, nel 1378, durante uno storico assedio degli Inglesi a San Malò, un ragazzino, uscendo da scuola, nota che la Vierge de la Grand'Porte ( Vergine della Porta Maggiore ) aveva abbassato la mano e sembrava indicare con insistenza qualcosa ai suoi piedi. Alla vista di tale miracolo i maloinesi presentirono un pericolo e scavarono il suolo nel luogo mostrato dalla Madonna; si trovarono così ben presto di fronte una galleria sotterranea, scavata dai minatori del Duca di Lancaster, i quali erano pronti a far saltare la città. Grazie ad essa, che fu chiamata anche Notre-Dame de Bon-Secours ( Nostra Signora del buon soccorso ), si poterono fermare i minatori e salvare la città.


    Un altro miracolo è attribuito alla Notre-Dame de Bon-Secours de la Grand’Porte: Era il 27 ottobre del 1661, quando alle cinque della sera  una vedova chiamata Marie de Bordeaux, aveva riscaldato un po’ di trementina nel cortiletto del suo retrobottega. La materia si incendiò, la vedova cercò di spegnere il piccolo fuoco con una coperta bagnata. Ma Pierre Chenu, un suo vicino dà un calcio alla coperta per allontanarla da sé. La coperta, ormai incendiata, per colmo di sventura finisce su un vaso pieno di liquido infiammabile.  Un fatale incendio si sviluppò rapido e stava distruggendo le case in legno del quartier della Grand’Rue della vecchia Sant Malò. In più nelle case dei corsari maloinesi vi erano numerosi barili di polvere, che esplodendo gettarono numerosi tizzoni infuocati da tutte le parti. Lo stesso campanile della cattedrale prese fuoco e come si legge negli Archivi della città di San Malò anche il corpo di guardia al di sotto della Grand'Porte ( Porta Maggiore ) fu interamente distrutto: ma nel momento più tragico, allorché tutta il paese stava per essere divorato dalle fiamme, si vide la Vergine drizzarsi in mezzo al fuoco e con un gesto fermare l’incendio[4]. Da allora la statua è chiamata anche Notre-Dame des Miracles, ( Nostra Signora dei Miracoli ).
   Quante altre storie e leggende deve aver udito Blek, molte e molte altre, predisponendo la sua anima ad una vita di avventure come tutte quelle che ci sono state narrate fino ad oggi.


 

[1] la grande e bizzarra figura di Gargantua [ che in Francia è sovente legata alla figura del paladino Rolando ] al contrario di ciò che si pensa, non è stata creata da François Rabelais, un umanista e scrittore nato a  Chinon tra 1490 e 1495, e morto a Parigi il 9 aprile 1553. Lo scrittore ha solo riunito, con una verve possente, tradizioni confuse e sparse tra diversi genti. Erudito medico, monaco benedettino, professore di anatomia, Rabelais è legato alla vasta opera narrativa di Gargantua e Pantagruel, in cui presenta la storia dei due giganti, padre e figlio, come pretesto alla narrazione delle più allegre facezie.
  
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Marco Pugacioff
va agli


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