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martedì 18 aprile 2017

Lutetia Parisiorum, l’origine dell'antica città di Parigi, fondata dai Parisii


Lutetia Parisiorum
l’origine dell'antica città di Parigi,
fondata dai Parisii


Giulio Cesare di Nicolas Coustou. Commissionato nel 1696 per il parco di Versailles, la statua fu finita nel 1713

     Ipsum erat oppidum Alesia in colle summo admodum edito loco, ut nisi obsidione expugnari non posse videretur. Cuius collis radices duo duabus ex partibus flumina subluebant. Ante oppidum planities circiter milia passuum III in longitudinem patebat; reliquis ex omnibus partibus colles mediocri interiecto spatio pari altitudinis fastigio oppidum cingebant.  La città di Alesia vera e propria si trovava proprio in cima a un colle [Mont Auxois], in posizione tanto elevata, da non apparire espugnabile se non con un assedio. Da due parti due fiumi scorrevano sotto le radici del colle [L’Ose e l’Oserain]. Davanti alla città si apriva una pianura [La “plaine des Laumes] di circa tre miglia di lunghezza. Da tutte le parti la città era cinta da colli della stessa altezza a breve distanza l’uno dall’altro[1].
    Così descriveva Alesia, Giulio Cesare nel libro settimo, al capitolo 69 dei suoi  Commentarii Belli Gallici. Ma ci sarebbe un piccolo problema: le prime installazioni in epoca gallo-romana sull’isola della Cité (che io chiamo l’isola di Maigret) sono di mezzo secolo successivo, cioè dell’epoca di Augusto.

 


Illustrazioni tratte dal libro Beaurepaire, Edmond (1854-1917). Vieux Paris, vieux plans. Del 1910.
    Ma allora dov’era l’antica capitale e perché prende il nome dai Parisii?
    Nel dipartimento dell’Alta Senna [Hauts-de-Seine] situato interamente nella metropoli della grande Parigi [Métropole du Grand Paris] e nella regione dell’Île-de-France, sorge – dall’epoca paleolitica – l’antica città di Nanterre



       Il professor Antide Viand – nativo di Nanterre e direttore della missione archeologica dell’Eure ha condotto degli scavi nella sua città tra il 2003 e il 2013, arrivando ad un’ipotesi molto suggestiva: Nanterre era la capitale dei Parisii al tempo dei Galli.


Straordinaria vista assonometrica della valle della Senna

    Risponde infatti lo stesso ricercatore che è una delle numerose ipotesi. Ma, questa ipotesi è credibile se si inserisce il modello di uno spostamento del centro di potere, un fenomeno che si osserva in tutta la Gallia dopo la conquista di Roma. Tuttavia, è molto sorprendente che Cesare non menziona il sito nei commenti delle guerre galliche. Nanterre era già il nome di Nemetodorum in quel momento?[2] Nonostante tutto ipotizzare che fu l’oppidum assediato da Giulio Cesare è quasi sicuro, visto la ricchezza di quel centro.
    Si trovano alla Nanterre di quei tempi tutte le caratteristiche di una città con una forte densità di abitanti e con una struttura urbana che non si ritrova in nessun’altra parte dei territori occupati dai Parisii lungo la Senna. Una parte della popolazione si nutre di animali molto giovani, e questo rappresenta una ricchezza. A Nanterre venivano praticati vari mestieri, tra cui l'emissione di valuta e la moneta dei Parisii si produceva proprio a Nanterre.
È questo un vero segno di potere economico e politico.


Localizzazione di Nanterre sul territorio del popolo Parisii. © A. Viand, CG92, 2008

  In più la dislocazione sulle rive della Senna, evoca l’idea di un porto fluviale, il che conferma Nanterre come un centro di commerci e di scambi.
   Ma chi erano i Parisii, di cui una popolazione omonima, loro cugini, occupava quella che è oggi lo Yorkshire de l'Est in Inghilterra. Questo piccolo popolo verso il III secolo prima dell’Era Volgare, si stabilì sulle rive della Senna pagando un tributo abbastanza elevato ai Senones (il popolo di Sens), ai quali apparteneva il territorio. Una strana tradizione collegherebbe (pensate un po’) i Parisii alla dea Iside, visto il ritrovamento di una statua alla chiesa di Saint-Germain-des-Prés[3]. Secondo Dulaure il popolo dei Parisii «si componevano di stranieri, forse originari della Belgica, scappati al ferro dei suoi nemici». non solo per Dulaure, Parisii significa «popolo della frontiera»[4].
   I Parisii hanno gettato le basi di una città sul bordo del fiume e nelle isole che oggi chiamiamo l'isola di Saint-Louis e la Cité, dopo aver abbandonato Nanterre, per la posizione notevolmente più vantaggiosa ai loro commerci. Quest'ultima fu scelta come loro principale roccaforte. Questa gente era una nazione di barcaioli.


Illustrazione tratta da Histoire de la ville de Paris - Volume 1

   Hanno trovato una curiosa prova di ciò negli scavi effettuati nel 1711 sotto il coro di Notre Dame. Come hanno scavato il suolo per costruire una tomba per gli arcivescovi, misero alla luce nove grandi pietre coperte, sui quattro lati con rilievi e iscrizioni. La più grande di queste pietre, di cui tre lati erano piene di sculture, offriva sulla quarta una iscrizione di cui abbiamo la traduzione: « Sous Tibère César Auguste, les bateliers parisiens ont publiquement élevé cet autel à Jupiter très bon, grès grand. » "Sotto Tiberio Cesare Augusto, i barcaioli parigini hanno pubblicamente elevato questo altare a Giove  Ottimo massimo."



   Questa scoperta prova che tra l'anno 14 e l'anno 37 dell'Era Volgare, vi era a Lutezia una potente corporazione dei barcaioli, o meglio di commercianti acquatici, di nautae, che secondo l’iscrizione, avevano abbracciato la religione dei Romani. Favoriti dalla influenza dei nuovi padroni della Gallia, questa corporazione si perpetuò. Un prefetto romano fu incaricato del mantenimento delle flotte delle imbarcazioni mercantili, il cui ancoraggio principale era in Andrésy, presso la confluenza della Senna e dell’Oise. E i nautae parigini ebbero una così grande importanza nello sviluppo della cité, che Parigi, prese per stemma proprio il simbolo della loro corporazione.
 

Le forum de Lutèce, (Musée Carnavalet)

   Se dobbiamo credere alla archeologia che ha esaminato questo muro di Lutèce scoperto agli inizi del XX secolo, sotto il luogo del mercato dei fiori [Marché aux Fleurs], e portato alla luce la curiosa lapide di cui diamo la riproduzione, questo muro daterebbe alla metà del III secolo. Lutetia, in quel tempo, era ancora una modesta città.


Prete di Serapide, a lungo considerata come quella di Giuliano, realizzata in Italia tra il 361 e il 400. Fu portata in Francia nel 1787 collezione del musée de Cluny dal 1859.

Fu solo cento anni più tardi, che iniziò ad avere un grande sviluppo grazie ad un condottiero romano che venne a stabilirsi lì e che fu elevato dai suoi soldati alla dignità di imperatore.




Terme di Giuliano (Terme di Cluny)

   Giuliano venne in Gallia come Cesare [in pratica un vice imperatore] nel 355, per combattere i Franchi, i Visigoti e i Burgundi, che devastavano il paese. Per quattro anni, forma legioni e veglia all'amministrazione della città e delle campagne. In estate, lottava contro i barbari; d’inverno, si riposava nella sua "cara Lutezia" come narra lui stesso nella sua Orazione XII Misopogon:
«io mi ritrovavo, un inverno, nella mia cara Lutezia (era così che i Galli chiamavano la città dei parigini). Essa occupa un'isola in mezzo del fiume; dei ponti di legno la uniscono ai due bordi. Raramente, il fiume accresce o diminuisce; è così in estate, e così anche in inverno: beviamo volentieri l’acqua purissima che tanto allegra alla vista. Visto che i Parigini vivono in un’isola, sarebbe loro difficile trovare altra acqua.
La temperatura invernale è poco rigorosa, a causa, dicono gli abitanti del luogo, del calore del mare, che, essendo lontano sui novecento stadi, manda aria calda fino a Lutezia: l’acqua di mare è, in effetti, infatti, meno fredda dell’acqua dolce. Per questa ragione o per un’altra che ignoro, così stanno le cose. L'inverno è dunque molto mite per gli abitanti di questa terra; il sole porta dei buoni vigneti; i Parigini hanno anche l'arte di sollevare i fichi avvolgendoli in paglia di grano, come un vestito, e usano anche altri mezzi per mettere gli alberi al riparo dell’inclemenza delle stagioni.
(...) Ora avvenne che l'inverno che trascorsi a Lutezia fu di una violenza inaudita: il fiume trasportava ghiaccio come fossero piastrelle di marmo. Sai della pietra di Frigia? Tali erano, per il loro biancore, questi ghiaccioni grezzi, ampi, che si premevano l'un l’altro fino ad arrivare ad agglomerarsi, formando un ponte. Più difficile per me stesso e più rustico che mai, non volevo soffrire che non ci potesse riscaldare, alla maniera di qui, con delle stufe, la stanza dove dormivo».
Questo passaggio dal lavoro di Julien è estremamente prezioso per fissare la fisionomia di Lutezia e per informarci sulla temperatura che vi regnava.



Sistema ipocausto (riscaldamento dal pavimento)

   Ma dove era questa "stanza" in cui Giuliano dormiva? Dove era il palazzo abitato dal guerriero romano? Tutte porta a credere che questo palazzo non si trovava all'interno dei terreni di Lutezia, ma nella periferia della città, che si estendeva lungo la riva sinistra della Senna, tra il fiume e il monte Lucotitius (Monte San Genevieve). Questo palazzo, fu a lungo creduto fatto costruire dallo stesso Giuliano, ma uno studio approfondito delle decorazioni e del sistema di costruzione, lo pone ai primi anni del IV secolo; di questo palazzo, Parigi conserva imponenti resti. Queste sono le vaste rovine che si trovano all'angolo di Boulevard Saint Michel e Boulevard Saint Germain, e che sono comunemente chiamate le Terme di Giuliano.
La restante parte consisteva, in effetti, alle terme del palazzo, e si riconoscono ancora le grandi sale di bagni caldi e freddi, della piscina di nuoto, il forno, i bacini idrici e l'ipocausto o riscaldatore. In questo palazzo, che si estendeva da una parte fino alla Senna, dall'altra fino all’attuale rue Soufflot, Giuliano fu proclamato imperatore nell'anno 360.



Perciò, Lutezia diventa una città importante. Aveva le sue arene, i cui resti sono ancora visibili nel quartiere del Jardin des Plantes. Degli acquedotti portavano la loro acqua da sorgenti lontane, come quella che ancora vediamo ad Arcueil e che portava le acque di Rungis al palazzo delle Terme. Grandi strade misero in comunicazione Lutezia con altre grandi città della Gallia, come la via di Lutezia che arrivava a Lugdunum (Lione).
   L'antica Lutezia, l’isola della Cité, rimase il centro amministrativo, ma la città si espanse sempre di più sulle rive della Senna. E a poco a poco, dai suoi sviluppi metodici e ininterrotti dalla fatica della sua gente, Lutezia preparò la grandezza di Parigi[5].
    Fu verso il 310 E. V., all’epoca di Costantino, che Lutezia prese il nome di Paris, per una abbreviazione dei moti latini «civitas Parisiorum» o «urbs Parisiorum» ovvero città dei Parisii. Infatti Ammiano Marcellino alla fine del  IV secolo nomina Lutezia sotto il nome di Parisii[6].
   A pag. 414 del Dizionario generale di scienze, lettere, arti, storia, geografia ..., del 1870 leggiamo anche: «Dall'almanacco dell'impero romano, che addimiandavasi Notizia delle Dignità (Notitia Dignitatum), rilevasi che i Romani avevano in Parigi una flotta, e dalle parole di essa, con cui notasi il prefetto della flotta degli Anderiziani in Parigi (Præfectus classis Anderitianorum Parisiis), congettura il D'Anville che il nome Anderitium porta seco quello di un luogo Anderitium, sup­posto da lui essere l'odierna Andreci, subito sotto la con­giunzione della Senna coll'Oise. Un'iscrizione dissotterrata nel 1711 fra gli altri antichi oggetti nella chiesa di Nostra Donna in Parigi conteneva le parole Nautæ Parisiaci; ed il De Valois osserva che, siccome gli abitanti di Parigi ave­vano sempre dinanzi agli occhi una flotta, ponno aver preso nel loro stemma, per tal ragione, la nave che tuttora vi ap­pare.»


Blason de Paris


[1] Traduzione e note in parentesi quadre di Sossio Giametta. Dall’edizione del De Bello Gallico in Tascabili Bompiani, gennaio 1986, pagg. 448-451.
[2] L’exposition archéologique « Nanterre et les Parisii » pag. 3. Vedi: http://www.nanterre.net/parisii/exposition/imagesExpo/DP_Exposition_archeologique.pdf
[3] Era magra, alta, diritta, nera per la sua antichità, nuda tranne che con un po’ di biancheria ammucchiata attorno alle sue membra ed era situata contro la muraglia del costone destro dove è il crocifisso della Chiesa: era chiamata l’idolo di Saint-Germain-des-Prés. Vedi: G. Corrozet, La fleur des Antiquitez, Paris, 1532 ; aussi cité par J. Baltrusaitis, La quète d'Isis : essai sur la légende d'un mythe, Paris, 1985, p.74.
[4] J.-A. Dulaure, Histoire physique, civile et morale de Paris depuis les premiers temps historiques jusqu'à nos jours, Paris, 1829 (quatrième édition ), p.43.
[6] Si trova inoltre la capitale dei Parisii chiamata Parisia civitas in una lettera di un sinodo del concilio di Paris tenuto nel 362. Mémoires de la Société nationale des antiquaires de France, Volume 23, 1875, Pagg. 394-396.

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Marco Pugacioff
va agli

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