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mercoledì 17 maggio 2017

Antonio Magliabechi


Antonio Magliabechi

immagine tratta dall'archivio della NYPL Digital Gallery
    Antonio Magliabechi era un bibliotecario fiorentino del 1700. Notissimo anche all'estero perché dotato di una memoria prodigiosa, in modo che interrogato su qualunque argomento, citava subito gli autori che ne trattavano, le edizioni dei loro libri, le pagine dove ne ragionavano, riferendone spesso persino le parole testuali. Si racconta che avendogli un giorno un forestiero domandato se nella sua biblioteca Palatina c'era una certa opera, il Magliabechi lì per lì rispose:                                                
«No, qui non c'è; ma si tratta di opera rarissima e ce n'è un codice solo, che si trova nella Biblioteca del Serraglio a Costantinopoli, nel quarto armadio, terza fila, secondo volume a sinistra[1]
   Magliabechi nacque a Firenze nel 1633, avrebbe dovuto diventare orafo, ma "il furor d'aver libri e di ammucchiarli" fece di lui uno dei massimi eruditi della sua epoca e, al tempo stesso, un bibliomane, un bibliografo e un bibliotecario eccellente La sua casa in Via della Scala fu povera di mobilio (si narra che Magliabechi fu incurante di ogni agio materiale), ma ricchissima di volumi manoscritti e a stampa; ne raccolse ben 30.000 [2].


Biblioteca in miniatura [Musee de la Maison de Poupee de Bale- Swisse] che ben dà l'idea della casa di Magliabechi

   Venne descritto come un ghiottone letterario e il più razionale dei bibliomaniaci, in quanto aveva letto tutto quello che aveva comprato, e della sua memoria si disse che era come la cera per ricevere e il marmo per mantenere.
   Le storielle su Magliabechi abbondano. A quanto parrebbe era una persona d’aspetto minaccioso e selvaggio, che per un anno dimenticò perfino di ritirare il suo stipendio. Addirittura pensava che era uno spreco di tempo spogliarsi per andare a letto e la sua cena era in genere composta di tre uova sode con un sorso d’acqua, perché la vita era breve e i libri così tanti. 
   Aveva una finestrella alla sua porta, da dove poteva vedere tutti coloro che lo volevano visitare e se non gli piacevano non li faceva entrare in casa. Non per niente, soffriva di una cordiale antipatica per i gesuiti.
    In vita sua non sarebbe andato più lontano di Firenze o di Prato, dove accompagnò in una occasione, il cardinale Henry Norris, bibliotecario del Vaticano per vedere un manoscritto[3].
    Magliabechi morì il 4 luglio 1714 presso l'infermeria del convento di S. Maria Novella, vicino alla propria casa, dove era stato ricoverato negli ultimi mesi della sua vita. Il corpo fu esposto il giorno seguente a S. Maria Novella e qui sepolto presso la cappella Comparini. L’erudito lasciò un'eredità di circa 30.000 volumi (manoscritti e a stampa), parte presso la sua abitazione in via della Scala e parte in palazzo Vecchio. Grazie a questa donazione Firenze ebbe la sua prima biblioteca pubblica, nucleo originario dell'attuale Biblioteca nazionale centrale.
Per approfondimento consiglio la pagina della Treccani:


[1] (Fumagalli, Aneddoti bibliografici) – Dalla rubrica “di tutto un po’ “ in Mandrake n. 34 del 17 – XII – 1972.

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Marco Pugacioff
va agli

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