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sabato 1 luglio 2017

Considerazioni sui terremoti di Galileo Ferraresi


Considerazioni sui terremoti

Sarà perché mentre ero nel pancione di mia madre ci fu un forte terremoto, sarà perché non esiste un sistema di previsione, sarà perché quando accadono è facile che ci siano danni a cose e persone, sarà perché sono un fifone, ma io temo i terremoti e, siccome non accetto l’ineluttabilità di chi dice che “accadono e non si possono prevedere” ho provato a raccogliere alcune opinioni differenti. Che siano tutte vere non posso provarlo ma, visto che la scienza ufficiale non ha nulla di meglio da proporre, forse sarebbe bene approfondire anche queste teorie perchè non sarebbe la prima volta che qualche testa fuori dal coro trova quello che nessun camice bianco ha trovato.

Il Friuli
Erano le ore ventuno del sei maggio 1976 quando una scossa di magnitudo 6,5 distrusse parte del Friuli e provocando quasi 1000 morti, e 40.000 sfollati trascorsero l’inverno negli alberghi della costa adriatica.
All’epoca avevo da poco aperto un’agenzia fotogiornalistica e, parlando con alcune persone venni a sapere che a San Giovanni in Persicelo, un comune a pochi chilometri da Bologna, un signore aveva previsto il terremoto. Presi la macchina fotografica e corsi a casa di questo signore. Si chiamava Giuseppe Benfenati e abitava assieme alla moglie in una appartamentino del paese. Era in pensione da anni ma, come aveva fatto da oltre mezzo secolo, ogni domenica mattina attaccava un foglietto con le sue previsioni per la settimana successiva ad una tavoletta di legno che era su una colonna del portico davanti al bar del paese. Le sue previsioni erano usate dai contadini di San Giovanni per i lavori nei campi. La domenica precedente il terremoto del Friuli era Pasqua e quel giorno Benfenati aveva attaccato con le sue puntine arrugginite un foglietto dove, oltre alle previsioni meteo, aveva scritto “possibilità di terremoti”. Ma come aveva fatto a prevedere un terremoto?
Secondo l’arzillo vecchietto i terremoti si verificavano in particolari condizioni atmosferiche che uno strumento che aveva a casa sua riusciva a captare. L’oscuro oggetto era una specie di barometro: un tubo di vetro con un’ampolla conteneva un liquido colorato che, a seconda del meteo, o dei terremoti, cambiava colore, formava cristalli e altre anomalie simili. Io non avevo mai visto uno strumento simile, e mai ne vidi altri, ma il Benfenati lo usava fin dalla sua gioventù ed aveva previsto tutti i terremoti, a cominciare da quello che colpì Bologna il 10 aprile del 1929.

Ancora il Friuli
Quando accadde il terremoto Helmut Tributsch abitava nel Friuli e, parlando del terremoto con alcuni contadini e montanari locali, scoprì che anche loro avevano notato una cosa strana: nei giorni immediatamente precedenti il terremoto i serpenti, i lombrichi e in genere tutti gli animali che vivevano nel sottosuolo uscivano all’aperto incuranti degli estranei e del clima che in quei giorni era ancora abbastanza fresco. Helmut registrò il fatto nella sua mente poi, anni dopo, iniziò una ricerca per vedere se anche altre volte si era verificato un fatto simile prima di un terremoto. Analizzò il comportamento degli animali prima di 78 terremoti, da quello di Helice del 373 prima della nostra era a quello del 1979, e poi scrisse un libro, When the Snakes Awake (Quando i serpenti si svegliano). Dal libro si deduce che il comportamento animale è ben particolare: due giorni prima di un terremoto i serpenti e tutti gli animali che vivono sottoterra lasciano i luoghi abitati dall’uomo mentre alcuni minuti prima della prima scossa cavalli, cani, capre e bovini iniziano a gridare. Non ci sarebbe nulla di strano ad accettare che dal comportamento animale si può estrapolare un avviso di terremoto, ma la scienza non lo permette, lo accantona nella superstizione popolare, ovvero in quella cultura che era la scienza quando l’uomo era più vicino alla terra che ai computer.

Cina, Yunnan 1970
La zona dello Yunnan era sotto osservazione da parte dei geologi cinesi che ben sapevano che là sotto si estendeva una faglia che avrebbe potuto provocare un terremoto. Nel dicembre 1969 una squadra di geologi era nel villaggio di Tonghai per dei rilevamenti sismici. A fine dicembre i bambù, i peri e i peschi iniziarono a fiorire nel bel mezzo dell’inverno. I geologi ne dedussero che la fioritura fosse dovuta al forte calore sotterraneo provocato dall’attrito tra le due zolle che nelle profondità premevano una contro l’altra ma non dissero nulla a nessuno. All’una di notte del 5 gennaio la terra tremò e distrusse case e villaggi. Più del 90% della popolazione perì quella notte. Il terremoto del Yunnan rimase segreto di stato fino al 1995.

Cina, Tangshan e Qinglong 1976
Alle ore 03 42 una scossa di magnitudo 7,8 colpisce il nord est di Tianjin, poco dopo un’altra scossa di magnitudo 7,1 distrugge quello che ancora era rimasto in piedi seppellendo così anche i soccorritori. Dei quasi due milioni di abitanti circa 700.000 morirono in quella notte.

Due anni prima tutti gli ufficiali politici del nord est della Cina erano stati avvertiti della possibilità di terremoti di magnitudo 6 nella zona. Il villaggio di Qinglong nominò allora in ventunenne Wang Chungquing responsabile dei terremoti. Il giovane iniziò ad esercitare la popolazione a come comportarsi in caso di terremoto. Il 16 luglio 1976 l’Ufficio Sismologico di Stato tenne una conferenza nel Nord Est del paese per allertare la popolazione: esisteva la possibilità di forti terremoti nei giorni compresi tra il 22 luglio e il 4 agosto. Il giovane Wang tornò a Tangshan e avvertì i politici del pericolo ma nessuno lo prese in considerazione. Tornato al suo villaggio si preparò all’evento: il 26 luglio il 60% della popolazione viveva nelle tende; gli altri dormivano in casa ma con porte e finestre spalancate per poter fuggire meglio. Le scuole tenevano le lezioni all’aperto e tutti i segni precursori di un terremoto, come le acque dei pozzi che si intorpidiscono, l’acqua delle sorgenti che diventa non potabile, fughe di gas dal terreno, comportamenti anormali degli animali… furono tenuti in considerazione.
Il terremoto rase al suolo tutte le costruzioni del villaggio.
470.000 persone restarono senza casa. Solo un abitante morì, per un attacco di cuore.

Per lo stesso terremoto mentre a Tangshan si moriva sorpresi nel sonno a Quiglong tutti aspettavano l’evento e nessuno morì.

Nel 2010 è uscito il film Aftershock nel quale si mostra la città di Tangshan prima del terremoto, subito dopo  e com’è oggi. Un polpettone pieno di cadaveri usato per dimostrare come il Partito Comunista Cinese in pochi anni sia riuscito a ricostruire una città più grande e forte di prima.

Di quello che accadde nella vicina Quiglong non una parola.
I confronti generano domande e le domande pensieri; meglio evitarli.

Pier Luigi Ighina
Abitava ad Imola e in giovanissima età era stato assistente di Guglielmo Marconi. Dopo una vita di lavoro in una azienda elettrica si era ritirato in pensione in una casetta all’interno dell’autodromo di Imola. Convinto sostenitore che al mondo tutto fosse una conseguenza delle forze elettromagnetiche aveva installato nel suo orto una pala da elicottero che, a seconda del senso di rotazione, faceva piovere o venire il bel tempo. Per decenni le scuole elementari di Imola andarono in gita a vedere il suo orto. Se le scolaresche arrivavano col bel tempo Ighina esordiva dicendo “Bamini, avete portato l’ombrello?” poi azionava l’elica e poco dopo in cielo comparivano le nuvole che, fantozzianamente, si concentravano sull’orto e lì pioveva. L’inverso accadeva in situazioni di pioggia. Una trasmissione di Report della fine anni ’90 diffuse le immagini nelle tv, ma pare che nessuno ci abbia fatto caso.
Il 2 gennaio 1996 un terremoto scosse Faenza e Modena saltando Imola che, pur essendo ugualmente sismica, si trovava nel mezzo. Alcuni imputarono l’anomalia sismica ad Ighina che aveva da tempo piantato nel suo orto una valvola antisismica per tener lontani i terremoti che, secondo lui, erano causati da variazioni magnetiche del sottosuolo. A Reggio Calabria esiste un’associazione che, partendo dai disegni di Ighina, ha costruito una grossa valvola antisismica del costo di 3.000 euro, per tener lontani i terremoti da quella zona.

La legge di Newton
Abbiamo satelliti e telescopi che ci permettono di conoscere cosa accade a migliaia, milioni, miliardi di chilometri sopra alla nostra testa, ma non conosciamo nulla o quasi sotto i nostri piedi. Tutto quello che sappiamo è che la terra è coperta da una crosta dura sotto alla quale … ci sono solo ipotesi. Per semplificare diremo che c’è della marmellata calda. La crosta terrestre è spessa circa venti chilometri e le sonde più profonde non hanno mai raggiunto questa distanza. Per chiarire meglio i numeri in gioco immaginiamo di avere un palloncino e di gonfiarlo fino a farlo diventare due metri di diametro. Il palloncino gonfio è la nostra terra mentre lo spessore della gomma è la crosta terrestre. Questa crosta non è compatta ma è formata da vari pezzi di roccia che in alcuni punti si accavallano tra di loro mentre in altri premono uno contro l’altro.
I punti di contatto sono i punti dove si verificano più facilmente i terremoti.

Chiunque abbia studiato un minimo di fisica conoscerà la così detta Legge di Newton, quella legge fisica che afferma che due corpi si attraggono con una forza pari al prodotto delle loro masse diviso il quadrato della distanza tra i corpi stessi [Isaac Newton, Philosophiae Naturalis Principia Matematica, London, 1687]. Dal che si deduce che più i corpi sono grossi, o la distanza tra questi è piccola, tanto maggiore sarà la legge di attrazione.
Nel Sistema Solare i corpi più grossi sono Giove e Saturno. Immaginiamo ora che i corpaccioni di Giove e Saturno si avvicinino un poco di più alla terra, in questo caso avremo un aumento dell’attrazione che deformerà leggermente la crosta terrestre; deformazione leggera ma sufficiente per provocare uno spostamento dei pezzi di roccia che formano la crosta. Stessa cosa si può verificare quando i due grossi pianeti sono allineati tra loro perché in questo caso avremo un’attrazione quasi uguale alla somma delle loro masse.
Potrà sembrare strano ma, da una breve ricerca fatta, durante tutti i terremoti di magnitudo superiore a 5 verificatisi in Italia nell’ultimo secolo Giove e Saturno erano sempre allineati con la terra.

Il 12 novembre 2016 si è verificato un terremoto nel centro Italia cui e seguito una dozzina d’ore dopo un ancor più grosso terremoto di magnitudo 7, 8 in Nuova Zelanda.
In Italia nessuno se ne è accorto perché era quasi ovunque nuvolo, ma nella notte la luna era in Perielio, ovvero nel suo punto più vicino alla terra. Siccome l’orbita lunare non è costante, era dal 1948 che la luna non era così vicino alla terra e chi ha potuto ha osservato la luna più grande dell’ultimo mezzo secolo. Sempre secondo Newton, anche se la luna ha una massa più piccola di Giove o Saturno, a causa della sua vicinanza alla terra il suo effetto d’attrazione è molto grande, basta pensare alle maree che muovono le acque di tutti i mari e gli oceani.
Può essere che la luna e i grandi pianeti possano interferire con la crosta terrestre come fanno con le acque degli oceani? O che possano addirittura attirare la marmellata calda che c’è sotto e questa, muovendosi, modifichi la crosta terrestre?

Altre cinque domande più una
Tutto quanto scritto finora sono solo idee, supposizioni, coincidenze, stupide leggi vecchie più di tre secoli, ma se ci fosse qualcosa di vero?
Perché non approfondirle?
Al CERN a Ginevra da mezzo secolo si parte da un’idea, su questa si costruisce una teoria e poi si cerca di dimostrarlo. Stessa cosa si fa con le teorie dell’universo e per dimostrarle si costruiscono telescopi enormi e si mandano satelliti in giro per lo spazio. Perché non accettare anche altre teorie che in più sono “parzialmente vere”?
Come abbiamo visto in Cina negli anni ’70 c’era un Istituto governativo che era in grado di prevedere un terremoto con un’approssimazione di un paio di settimane, vuoi mai che ad oggi non si possa essere ancor più precisi?
Sempre in Cina abbiamo visto che, tenendo conto di alcuni elementi precursori dei terremoti come il comportamento degli animali e la variazione delle acque di superficie, si poté prevedere con precisione un grosso terremoto; perché non istituire in Italia una rete di allerta terremoti che monitorizzi queste anomalie?
Il ventitreenne Wang Chungquing insegnò a mezzo milione di abitanti del villaggio di Qinglong come comportarsi in caso di terremoto. Possibile che in un’Italia con milioni di laureati disoccupati non si riesca ad organizzare un sistema di educazione ai terremoti simile a quello realizzato da Wang?
Idee assurde?
Proposte ridicole? Forse.
Di certo se continuiamo a fare come abbiamo sempre fatto non cambierà nulla, si verificheranno terremoti, i paesi saranno distrutti e l’unico risultato positivo di un terremoto sarà l’aumento del PIL.
Un’ultima domanda: quando ci fu il terremoto nel Friuli, Alfredo Battisti, allora arcivescovo di Udine, disse di ricostruire “prima le fabbriche, poi le case e poi le chiese”; come mai in centro Italia non si segue questo ordine?
Hops… Forse ho detto qualcosa che non dovevo?

© Galileo Ferraresi, 14 novembre 2016

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