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venerdì 16 febbraio 2018

Cronaca dell’insolito 6



Cronaca dell’insolito 6

 

Dalla cronaca di Salimbeni da Parma

   Una delle fonti storiografiche dell’epoca comunale è la Chronicon Parmense dove il frate Salimbeni narrò di ogni tipo di prodigi tra cui quella di un drago volante.

   Egli narra che «Tra Provenza e Spagna s’erge un monte altissimo che dagli abitanti di quella regione si chiama Monte Canigous, che in nostra lingua significa caliginoso. Questo monte [Nel Rossiglione, nella provincia dei Bassi Pirenei] è la prima terra che appare ai naviganti che approdano, ed è l’ultima a scomparire allo sguardo di quelli che partono, e dopo questa non possono vederne più altra. Sopra questo monte non abitò mai uomo, né figlio d’uomo osò mai salirvi per la smisurata altezza e per la fatica e le difficoltà dell’ascesa. Alle pendici del monte però vi sono diversi villaggi. Il re Pietro d’Aragona un giorno fece proposito di salirvi per vedere e toccar con mano che cosa vi fosse sulla vetta del monte, chiamati due fidattissimi suoi cavalieri espone loro il suo divisamento, chiedendo se l’avrebbero accompagnato. Essi non solo si rallegrarono, ma promisero che mai, per nessuna ragione, si sarebbero separati da lui. Preso dunque vitto ed armi all’uopo e lasciati i cavalli alle falde del monte, cominciarono a salire grado a grado a piedi, ma quando furono in alto cominciarono a udire terribili e paurosi tuoni, guizzarono lampi e saette e imperversò grandine e bufere. Per la qual cosa caddero a terra esamini, non tanto per l’orrore  delle cose presenti quanto per la minaccia di cose più terribili per l’avvenire. Ma Pietro, che era più robusto di corpo e più forte d’animo e che voleva ad ogni costo adempiere il suo proposito, li confortava a non smarrirsi tra quelle tempeste e quelle oscurità, assicurandoli che quella prova frutterebbe loro onore e gloria… e lo incitava a proseguire con lui. E questo avvenne più volte, ma invano, quei cavalieri per l’eccessiva stanchezza e per la paura si sentivano venir meno e appena potevano respirare. Allora Pietro ordinò loro di fermarsi e d’aspettarlo fino alla sera del giorno seguente: se a quel tempo non fosse di ritorno, scendessero pure dalla montagna e andassero dove loro gradisse. 


   Salì dunque Pietro solo, con grande fatica e giunto alla vetta, trovò un lago, nel quale gettando una pietra, subito saltò fuori un drago orribile che si diede a svolazzare per l’aria, e l’aria diventò tenebrosa e oscura per l’alito che esso mandava. Pietro allora riprese la discesa, e riferì ai compagni quando aveva fatto e veduto, lasciando loro la libertà di narrare queste cose a chi loro piacesse…».
Il pino leggendario
   La fantasia dell’uomo e dei nativi italiani [ovvero delle popolazioni che da secoli vivono sulla penisola italica] in particolare mi affascinerà sempre. Pensate cosa si son immaginati per un certo albero detto «Pino leggendario» o «Pino-meraviglia» che poi dovrebbe esser un cipresso che ha l’aspetto di un albero pietrificato.  


   Nel 1216 (o nel 1222, và a sapere), Francesco venne da Assisi, in visita al alla Grotta di S. Michele a Monte S. Angelo, nel Gargano e si fermò ad Ischitella, in occasione del pellegrinaggio. Qui piantò il suo bastone e disse:
  - In direzione di questo bastone sorgerà la porta della Chiesa di un convento.
   Il bastone mise radici e ridivenne un albero, per di più imponente, di fronte al quale fu costruito un convento.
Il popolo divenne talmente devoto verso l'albero, che il demonio per gelosia scosse fortemente le ali provocando un forte vento (ma guarda, quasi come il drago nel Rossiglione) che lo abbatté e nel contempo avvenne un nuovo prodigio, l'albero si capovolse, le radici rimasero in aria ed i rami sprofondarono e germogliarono sotto la terra.

Draghi, diavoli o dinosauri?


   Un’invenzione del frate? Vabbè, può essere, allora sentiamo Peter Kolosimo [Giornale dei Misteri n. 86 del ‘78]. Scrisse che giustamente si resta perplessi alle dichiarazioni di scienziati o esploratori che a fatica si possono definire visionari. Leggete un po’ quello che scriveva lo studioso britannico Clement Hill: «Stavo sul ponte del battello che solcava il lago Vittoria. Affascinato, contemplavo il meraviglioso paesaggio, quando improvvisamente si alzò dalle acque un animale che mi era del tutto sconosciuto. Comparve dapprima una piccola testa, posta all’estremità di un lunghissimo collo terminante in un tronco mostruoso. Sempre più possente, il collo continuava a levarsi, tanto da giungere ad eguagliare l’altezza della nave che gli si avvicinava. La bestia tentò di afferrare La vedetta di prua, e solo all’ultimo momento il negro notò il pericolo e fuggì urlando».
Sempre a proposito di mostri
   Un cacciatore francese tornato dal Congo, nel 1920, raccontò di essersi imbattuto in una bestia lunga circa otto metri, il muso appuntito, una gobba squamosa ed un corno molto corto tra le narici. Il cacciatore gli avrebbe scaricato addosso, senza risultato, vari colpi di carabina, e di essere stato poi costretto a fuggire.

Diavoli in California?
   Un certo George White raccontò che nel 1935, mentre lavorava nella Valle della Morte, in California, nel pozzo di una miniera abbandonata, sentì ad un tratto il suolo sprofondargli sotto i piedi e si trovò in una sconfinata necropoli sotterranea, illuminata da una strana luce verde che sembrava irradiarsi dalle pareti. Guardandosi intorno vide, allineati in nicchie o seduti su scranni di pietra, innumerevoli cadaveri rivestiti di qualcosa simile al cuoio e molte statue d'oro. Terrorizzato, fuggì. Un anno più tardi, la storia fu confermata dalla guida indiana Tom Wilson: suo nonno avrebbe addirittura incontrato esseri viventi, scambiati per diavoli a causa del loro strano modo di vestire e di procedere.
Fonte: Il Giornale dei Misteri n. 53 del 1977

Una statua malefica


Una delle statue che sono nel parco del museo. Foto ripresa da:
https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g309679-d309637-Reviews-Paul_Gauguin_Museum-Tahiti_Society_Islands.html

   All’entrata del museo Paul Gauguin a Papeete, (Tahiti) – attualmente chiuso al pubblico – vi sarebbe un enorme statua polinesiana che rappresenta una donna dalle proporzioni voluminose, tanto da sembrare incinta, con sei dita in ogni mano.
   In precedenza era in una delle isole del sud in un luogo Raivavae. Il suo proprietario, di nome Teru Tane, la vendete a un marinaio, un certo Stephen Higgins, arrivato nell’sola nell’agosto del 1933, a bordo della sua barca Denise. Higgins imbarcò la statua, insieme ad un’altra di minor dimensione che rappresentava un uomo. In seguito consegnò la statua al museo di Papeete e se ne andò tranquillo… se non che due mesi più tardi morì di una strana infermità e con lui anche la sorella. Che jella direte voi… Ma guarda un po’, a Raivavae, anche Teru Tane e sua moglie morirono.


Le graziose ragazze polinesiane ritratte da Gauguin
   Bene, anzi male, perché un giorno, un bambino prese a divertirsi lanciando delle pietre alla statua… e questa si infuriò. Risultato? Un mese dopo il vivace bimbo spirò. Siamo al 1965, un certo padre O’Reilly, appassionato di archeologia decise di traslare la statua al hotel Paul Gauguin e chiese aiuto a un suo amico che era l’ammiraglio che presiedeva alle prove nucleari del Pacifico. Questo accettò, ma appena saputo dei precedenti occorsi a chi toccava la statua, fece annullare tutto. 



  Bè, la prudenza non è mai troppa, anche per un militare. Il governatore della Polinesia fa eseguire la traslazione per conto dello stato… e un tahitiano che toccò la statua morì come il capomastro che aveva diretto l’operazione e da allora nessuno ha provato a toccare la statua. Vuoi vedere che la maledizione è stata la causa che ha fatto chiudere l’area dove è sito il museo di Gauguin? 
Fonte: Rivista messicana Duda n. 11 del 1971    

Cose strane nella roccia
   Secondo il sito: http://www.megaliths.org/browse/country/40  esisterebbero strutture megalitiche anche in Canada. Una di queste, le vestigia antiche a Mont saint-Hilaire sono considerate «formazioni di pietra dall’aspetto naturale spesso con elementi di intrecci con elementi di design intelligente».

  il bello è che in una nota di una certa Marie E.  affermava che di aver conosciuto qualcuno che aveva legato una corda ad un gattino e lo abbiamo lasciato cadere in una delle buche “infinite” del luogo. (povero gatto chissà come urlava dallo spavento). Bè, quando provarono a tirarlo su, il gattino non c’era più. Si dice che della gente vive sotto la montagna e che il gatto sia stato da loro liberato. Lo spero per il micio.


    Sempre in quel sito ho visto una bella scultura (e non venitemi a dire che è naturale) che si trova nel fosso dietro la chiesa di Dunino a Kilrenny in Scozia.


piccola ricerca di Marco Pugacioff

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va agli

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